Il processo


Dopo anni di dubbi, ormai la verità sulla morte di Ayrton Senna è stata scoperta e resa pubblica: il piantone dello sterzo era stato modificato prima della gara dato che il brasiliano non era a proprio agio dentro la Williams. Questa saldatura manuale non ha retto i vari sforzi, ed infine ha ceduto, impedendo ad Ayrton di sterzare alla curva del Tamburello.

Al seguito la successione cronologica degli eventi avvenuti dopo la morte di Ayrton, fino alla conclusione del processo.
Un grazie va a Davide Righida, il creatore di www.ayrtondasilva.net , per il materiale raccolto con cura e perizia chirurgica.



8 maggio 1994

Il settimanale Autosprint formula un ipotesi inquietante: il piantone dello sterzo della Williams, la cui parte terminale era stata rimossa senza fatica dai soccorritori e poggiata a terra ancora innestata sul volante, potrebbe aver ceduto prima dell'urto lasciando l'auto priva di direzionalità. Patrick Head, direttore tecnico della Williams, ipotizza che l'uscita di pista sia stata causata da un alleggerimento sul pedale del gas che avrebbe fatto perdere aderenza alla vettura su una sconnessione dell'asfalto.



1 giugno 1994

In seguito alle indagini sugli incidenti mortali di Imola avvisi di garanzia per 8 indagati della Williams, 6 della Simtek, 3 della SAGIS (la società che gestisce l'autodromo) per concorso in omicidio colposo.

Settembre 1994

I periti di Pratica di Mare e dell'università di Bologna scrivono nel loro rapporto che il metallo della colonna dello sterzo di Ayrton reca segni di fatica.

Ottobre 1994

Viene finalmente trasmesso alla procura, e in seguito reso disponibile ai media, il video del camera-car montato sulla Williams di Ayrton. Le immagini sfortunatamente si interrompono proprio al momento dell'uscita di pista. Affidato al Cineca per l'elaborazione, questo video diverrà fondamentale per le tesi dell'accusa: in esso infatti sarà visibile un anomalo movimento del volante.

22 novembre 1994

Autosprint pubblica le impressionati fotografie del casco insanguinato di Ayrton, della sospensione che lo ha perforato uccidendo il pilota e del piantone modificato e spezzato.

17 gennaio 1995

Vengono depositate le perizie. E' confermato che il piantone dello sterzo era costituito da tre pezzi distinti saldati tra di loro.

Giugno 1995

Il giudice per le indagini preliminari riceve la documentazione del PM Passarini.

5 novembre 1996

Autosprint ventila l'ipotesi di un "insabbiamento" giudiziario del caso Senna, con la possibile promozione del PM Passarini ad altro incarico e altri rallentamenti.

10 dicembre 1996

Il boss della Benetton Flavio Briatore, parlando al MotorShow di Bologna, minaccia un boicottaggio dei gran premi italiani (Imola e Monza) nel caso si arrivasse a delle condanne per la morte di Ayrton Senna.

13 dicembre 1996

Deciso il rinvio a giudizio per sei indagati: Frank Williams, Patrick Head, Adrian Newey (Williams), Federico Bendinelli, Giorgio Poggi (SAGIS), Roland de Bruynseraede (FIA). Archiviazione invece per Ian Campbell Herrlson (legale Williams), David Brown (ingegnere di pista), Michael Tyers, Cari Nicholas Gaden, Gary Alen Woodward e Steven John Coates (meccanici Williams). Nessun rinvio a giudizio invece per la morte di Ratzenberger, il cui caso si chiude qui.

16 febbraio 1997

Giusto in tempo per il processo il Sunday Times pubblica una foto di Paul-Henri Cahier che mostra un possibile detrito davanti all'auto di Senna, non verrà mai considerata seriamente in aula.

20 febbraio 1997, in aula

Davanti al pretore di Imola, Antonio Costanzo, si apre il "processo Senna". Le prime due udienze servono esclusivamente alla discussione di dettagli procedurali, tra le altre cose la richiesta della difesa di trasferire il procedimento a Bologna è respinta.

5 marzo 1997, in aula

Il PM Passarini presenta la versione dell'accusa: Senna aveva chiesto più volte la modifica della colonna dello sterzo (per motivi di guidabilità e visibilità degli strumenti) la modifica fu realizzata con una prolunga di metallo di qualità inferiore e diametro minore, prolunga che, rompendosi, ne provocò l'uscita di pista. Ayrton era pienamente cosciente al momento dell'incidente, come dimostrato dalla telemetria, e non commise errori di guida. Il PM sostiene inoltre che una migliore planarità tra la pista e la via di fuga del tamburello avrebbe permesso una maggiore decelerazione prima dell'urto. La difesa Williams contesta la sua teoria, ma punta anch'essa il dito verso la sicurezza del circuito.

11 marzo 1997, in aula

Vengono ascoltati i primi medici giunti sul luogo dell'incidente, essi confermano che non hanno incontrato nessuna difficoltà ad estrarre Ayrton dalla vettura perché la colonna dello sterzo era già rotta e non era di ostacolo. Il tempo ottenuto da Ayrton nel suo sesto giro 1.24.887 (sarebbe stato il 3° migliore della corsa) è citato per invalidare la tesi della scarsa temperatura e pressione delle gomme all'inizio del settimo passaggio. La difesa insiste nell'attribuire responsabilità al circuito e in particolare allo stato dell'asfalto (di cui Ayrton stesso si era lamentato).

12 marzo 1997, in aula

Pierluigi Martini dichiara che la curva del tamburello poteva porre dei problemi solo ad un auto con dei problemi, tantopiù se a guidarla era Ayrton Senna. Egli dice di non sapere esattamente che problema possa aver avuto, ma ricorda che Ayrton si era lamentato con lui del nervosismo della vettura e di un abitacolo troppo stretto. Riferisce inoltre che i lavori sull'asfalto non avevano interamente eliminato le sconnessioni in quel punto, ma non le ritiene sufficienti a provocare l'incidente.

17 marzo 1997, in aula

Michele Alboreto ritiene che l'incidente sia stato provocato da una rottura meccanica, sempre possibile in F1. Esclude inoltre che la colpa possa essere dello stato dell'asfalto. Charles Whiting della FIA afferma di aver approvato la vettura di Ayrton a febbraio e poi ancora a marzo, ma non ricorda di aver visto le modifiche presenti sull'auto incidentata. Due esperti medici illustrano le cause della morte di Ayrton.

2 aprile 1997, in aula

Solo a questo punto l'accusa viene a sapere che per leggere i dati dalla scatola nera di Ayrton in loro possesso, servirebbe anche una data-card di collegamento che il team finora non ha neppure citato.

16 aprile 1997, in aula

Passarini chiama gli ingegneri Tommaso Carletti e Mauro Forghieri per illustrare il cedimento del piantone. Gli ingegneri Williams Giorgio Stirano e Diego Milen ritengono invece che Ayrton abbia iniziato a perdere il controllo sul dosso presente pochi metri prima. I legali del circuito affermano che quei dossi sono simili a quelli che si possono trovare su qualunque altro circuito.

14 marzo 1997, in aula

Passarini accusa apertamente la FOCA di nascondere delle prove, si dice certo che il video del camera-car di Ayrton a lui consegnato sia incompleto.

2 giugno 1997, in aula

Damon Hill rilascia la sua testimonianza al processo. Sfortunatamente è affetto da grave amnesia, la sua è una lunga sequenza di 27 "non ricordo", "mi spiace, non ricordo". Anche a suo parere, comunque, la vettura sembra andare in sovrasterzo sul dosso.

3 giugno 1997, in aula

Gli ingegneri Williams presentano in aula la loro prima completa ricostruzione computerizzata dei fatti. Tra le altre cose parlano della pole che Ayrton avrebbe stabilito sabato, incredibilmente dimenticando che sabato aveva rinunciato a girare... La difesa della SAGIS contesta completamente i dati del circuito utilizzati. Per la prima volta sono presentate in aula dall'accusa le immagini del camera-car in alta risoluzione con evidenziati gli anomali movimenti del volante.

24 giugno 1997

Italia1 in uno speciale televisivo "Processo Senna - Il buco nero" cerca di far luce tra le incongruenze e strane coincidenze di questa tormentata vicenda. Si suppone l'esistenza di un tecnico francese in possesso dei dati della centralina Renault cancellata, ma questa ipotesi fino ad ora è rimasta tale.

25 giugno 1997, in aula

Si parla delle modifiche apportate alla colonna dello sterzo. La difesa afferma che erano state completate internamente alla Williams in tempo per la prima gara in Brasile in tre esemplari, identici per entrambi i piloti. Testimoniano Tony Pilcher (responsabile della produzione) Max Nightingale (aerodinamica e servosterzo idraulico) e Simon Wells (test idraulici) della Williams.

3 luglio 1997, in aula

Gary Woodward, ingegnere Williams, afferma che i piantoni dello sterzo sono controllati dopo ogni gara, e che quello di Ayrton prima di Imola era a posto. Il suo collega Brian O'Rourke sostiene che l'impatto contro il muro ha provocato la rottura del piantone, fino ad allora funzionante.

17 settembre 1997, in aula

Torna Michele Alboreto. "In quella curva non si esce se non c'è un guasto meccanico" afferma e si dice sicuro che il movimento del volante di Ayrton era anomalo e indice di rottura "Lo spostamento [normale] del volante può essere valutato in qualche millimetro, cioè due o tre". La difesa presenta un video girato nel museo Williams su una vettura statica e senza strumentazione che dovrebbe "dimostrare" come il volante avesse normalmente un gioco ben superiore.

22 settembre 1997, in aula

E' contro-esaminata la simulazione di parte Williams. Il professor Fanghella dell'università di Genova rileva una discrepanza temporale di 1,4 secondi, e afferma che la simulazione non tiene conto delle correzioni del pilota, non c'è inoltre collegamento tra la posizione del volante reale e quella del volante simulato. L'ingegnere Diego Minen della Williams replica che lo sfasamento temporale è ininfluente e non è possibile determinare la posizione del volante reale dalle immagini video.

23 settembre 1997, in aula

Bruynseraede della FIA conferma che nessun problema di sicurezza era stato rilevato riguardo alla pista, nel controllo prima del gran premio.

28 ottobre 1997, in aula

Dopo essere comparso in video, finalmente in aula David Coulthard. La sua testimonianza è scioccante, conferma che è (secondo lui) assolutamente normale per un auto di F1 avere un volante che oscilla in ogni direzione di parecchi centimetri.

29 ottobre 1997, in aula

Ascoltato Frank Williams. Si dice tuttora pieno di dubbi, ma affatto convinto della tesi dell'accusa. Dice anche di non essere un tecnico e di non conoscere quindi nessun dettaglio tecnico. Tra le altre cose afferma che dopo l'incidente "Esaminammo tutti i piantoni e andavano bene. Decidemmo, però, di migliorare il progetto e cambiare i piantoni per rimuovere qualsiasi dubbio sulla loro idoneità. Sì, avevamo dubbi e questo è il motivo per cui siamo qui. Vogliamo capire cosa è successo quel giorno".

7 novembre 1997, in aula

Passarini riepiloga i fatti, ricorda soprattutto che due perizie indipendenti hanno concordato nell'affermare che la colonna dello sterzo modificata presenta segni di fatica per i 3/4 della circonferenza e il 40% della sezione e rinnova le sue perplessità per le vicende riguardanti le centraline e il video del camera-car. Il PM riconosce inoltre che Frank Williams, Roland Bruynseraede, Federico Bendinelli e Giorgio Poggi non hanno responsabilità negli eventi, e ritira le accuse nei loro confronti. Conferma invece la richiesta di un anno di pena per Newey e Head, ritenuti responsabili delle modifiche apportate al piantone.

14 novembre 1997, in aula

Il difensori di Adrian Newey affermano che il loro cliente non ha responsabilità dirette riguardo alla colonna dello sterzo. Gli ingegneri direttamente responsabili sarebbero solo i signori Young e Fisher.

19 novembre 1997, in aula

I legali di Patrick Head affermano che i parametri del piantone erano entro ogni ragionevole margine di sicurezza prima di Imola.

16 dicembre 1997, in aula

La sentenza di primo grado del processo è di assoluzione, con formule diverse: Williams, Head e Newey per non aver commesso il fatto; gli altri perché il fatto non sussiste. Pur non rilevando responsabilità degli uomini Williams il Pretore riconosce che il "fatto" è realmente avvenuto.

15 giugno 1998

Il pretore Antonio Costanzo deposita le motivazioni della sentenza. Esse confermano pienamente la tesi della rottura del piantone dello sterzo "I risultati ottenuti non consentono di affermare che l'ipotesi (della difesa) oltre che possibile sia anche verosimile, cioè in grado di spiegare in modo adeguato l'accadimento concreto...Un difetto di funzionamento del sistema di sterzo meglio si presta a spiegare un'uscita di pista in curva" e si spingono ad affermare che i fattori che hanno provocato il cedimento "ineriscono alla fase di ideazione e progettazione del pezzo".

4 ottobre 1998

Il PM Passarini annuncia il ricorso in appello contro le assoluzioni di Head e Newey, ma non degli altri, compreso Williams stesso.

6 luglio 1999

E' processo d'appello è fissato per il 19 novembre 1999.

22 novembre 1999, in aula

La corte d'appello di Bologna modifica la sentenza del pretore di Imola a vantaggio della difesa. Il presidente, Francesco Mario Agnoli, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa di Head e Newey e l'appello incidentale presentato da Williams, assolve i tre con la formula "perché il fatto non sussiste", con il secondo comma dell'articolo 530 che si applica quando i giudici ritengono che l'accusa non abbia prodotto la prova della colpevolezza. Un passo indietro.

27 gennaio 2003, in aula

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso della Procura Generale di Bologna, annullando la sentenza di assoluzione dei vertici Williams "perché il fatto non sussiste" emessa dalla Corte d'Appello nel 1999. Il processo d'appello pertanto, a quasi nove anni dalla morte di Senna, è da rifare.

11 maggio 2005, in aula

Ha inizio il secondo processo di Appello. Il Procuratore Generale Rinaldo Rosini nella sua requisitoria ribadisce le accuse in particolare nei confronti di Head, ma in ragione del tempo trascorso la sua richiesta è ora di non doversi procedere causa la prescrizione del reato. Invariate le richieste e le argomentazioni della difesa.

27 maggio 2005, in aula

Sentenza del secondo processo di appello. La Corte d'Appello di Bologna giudica il tecnico aerodinamico Adrian Newey innocente "per non aver commesso il fatto" e stabilisce il ''non doversi procedere'' per Patrick Head, responsabile tecnico del team Williams, ''per essere il reato a lui ascritto estinto per prescrizione''. Così facendo la Corte riconosce la tesi dell'accusa e indica come causa dell'incidente mortale il cedimento del piantone dello sterzo.

13 aprile 2007, in aula

La terza sezione penale della Corte di Cassazione rigetta la richiesta di assoluzione piena fatta dall'imputato e conferma la sentenza di prescrizione pronunciata nei confronti di Patrick Head ribadendo chiaramente le modalità e le responsabilità dell'incidente. Il lungo procedimento giudiziario è finalmente giunto a conclusione.