Domenica 1 Maggio 1994


E' Domenica mattina e Ayrton arriva molto presto all’autodromo per incontrarsi con il suo grande amico del "circus", Gerhard Berger. Una semplice chiacchierata, incentrata principalmente sui recenti avvenimenti; erano entrambi d’accordo che per la sicurezza in pista non era stato fatto abbastanza. Dal successivo Gran Premio qualcosa doveva cambiare ed il comitato piloti, da lui stesso presidiato, avrebbe agito alla ricerca di una soluzione: non era possibile perdere una vita umana in questo modo.

Nel paddock, tra i camion delle scuderie, parla a lungo anche con Niki Lauda, una conversazione molto intima e vicina.

Il tempo scorre inesorabile e l'ora del semaforo verde si avvicina: sono le 13 e 50, e le auto si dispongono sulla griglia di partenza per il check finale da parte dei meccanici. I piloti sono nell'abitacolo delle proprie vetture, ma in prima fila accade qualcosa di “magico”: Ayrton, per la prima volta nella sua carriera da pilota, nell'attesa dello start si toglie il casco; mentre i meccanici sono intenti ad applicare le ultime modifiche alle monoposto, in un brusio concitato Ayrton chiude gli occhi e lascia che il sole splenda sulla sua testa, in un'attesa che ha un sapore spirituale; scruta la macchina con aria circospetta e osserva il suo casco, poggiato di fronte a sé, come fosse un vero e proprio avversario.

Ore 14:00: la gara ha inizio. Via, semaforo verde e subito c’è la prima collisione: nelle retrovie la vettura di Letho non parte e Pedro Lamy non riesce ad evitare l’impatto; parti di auto che volano ferendo anche alcuni spettatori nelle tribune. Entra la Safety Car che compie cinque giri con un corteo di bolidi al seguito, mentre la pista viene ripulita dai detriti dell’incidente.

La Safety rientra ai box, i piloti possono allora riprendere la loro corsa: Ayrton in testa, Schumacher subito dietro. In quella che sembra una gara senza gioia e in cui forse nessuno ha veramente voglia di correre il circus va avanti. Ayrton passa dal via, acceleratore al massimo, inizia il settimo giro; vede la Tamburello davanti a se, una curva semplice conosciuta dal brasiliano nei minimi dettagli.

Ore 14 e 17: Ayrton si prepara a sterzare, ma qualcosa non va: il volante non risponde piu' ai suoi comandi; tenta disperatamente di curvare a sinistra, aiutandosi con il capo e con il corpo, ma niente riesce a correggere quella traiettoria maledettamente rettilinea.

Velocità stimata di arrivo in curva: 307 Km/h. Velocità stimata dell’impatto: 216 Km/h.

Un secondo e tre decimi in mezzo; una eternità. Il tempo necessario per cercare di sterzare, per cercare di frenare, per raccogliere le mani al petto, per chiudere gli occhi. Forse anche il tempo necessario per chiedere a Dio di stargli vicino.

Pezzi che volano ovunque, la ripresa aerea ci mostra quel che resta dell’auto senza l’alettone posteriore e senza i pneumatici lato destro. Il pilota è immobile; un movimento del capo lascia trapelare una speranza, nascondendo nell’ombra l’incertezza di uno spasmo involontario.

Il copione è sempre lo stesso: arriva Sid Watkins, arriva Giuseppe la Piana con il suo staff medico, bandiera rossa. La gravità della situazione è palese agli occhi di tutti, tant’è che viene presa la decisione di far atterrare l’elicottero in pista; Ayrton viene estratto dall’abitacolo, gli viene tolto il casco e gli vengono praticate le manovre di primo soccorso. Ricorderà Sid Watkins in una intervista postuma:

"Non sono religioso,ma quando andammo su Ayrton lo tirammo fuori e gli togliemmo il casco. Lì emise un sospiro. Ebbi la sensazione che in quel momento la sua anima fosse volata in cielo."

Nel frattempo nei box Erik Comas effettua una sostituzione dell’alettone e, ignaro dello stop dovuto all’incidente, riparte a tutta velocità; arriva alla curva del tamburello rischiando di investire i commissari di pista causando cosi una vera e propria carneficina. Il caso ha voluto che fosse lui a vedere Ayrton morente accerchiato dai medici, proprio lui che era stato salvato dal brasiliano in un incidente in Belgio; il 1994 sarà l'ultimo anno in Formula Uno per Erik Comas, che deciderà poi di ritirarsi. Ayrton viene portato via in elicottero all’ospedale Maggiore di Bologna mentre sul lato destro della sua Williams una grossa chiazza di sangue và via via asciugandosi.

Lo spettacolo del circus non ha mai fine, e dopo la pulizia della pista viene ridato il via alla corsa con un pilota in meno; altri incidenti minori ai box saranno i veri protagonisti di questo nero Gran Premio. Sul podio salirà Schumacher seguito da Larini e da Hakkinen, e nell’ultimo riguardo alla decenza lo spumante rimarrà nelle bottiglie.

All’ospedale Maggiore di Bologna la situazione è critica: i giornalisti e i tifosi si assediano nel reparto rianimazione in attesa di buone notizie. Alle ore 18:40 la dottoressa Maria Teresa Fiandri, primario del reparto di rianimazione dell’ospedale, dichiara la morte di Ayrton Senna con testuali parole:

“Alle 18:40 il cuore di Senna ha smesso di battere, e quindi Senna è morto alle ore 18:40.”

Il caos più totale; il mondo intero si blocca, da ogni parte del mondo la gente assiste attonita alle ricostruzioni in televisione. Il Brasile intero piange, piange e ancora piange. Piange perchè non sa fare altro, ogni singolo brasiliano è sconvolto dalla morte di Ayrton Senna.

Il campione che tutti credevano immortale se ne era andato.

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